Nella consulenza psicologica, l’acquisizione dell’arte di comunicare è fondamentale essendo la comunicazione, lo strumento attraverso il quale si realizza il processo terapeutico da un lato, dall’altro perché il soggetto è molto influenzato dalle parole, dal linguaggio e dalla comunicazione che intrattiene con se stesso e con gli altri.
Alla consueta domanda posta in terapia: “Come va la comunicazione nella coppia e/o nella famiglia”, poche persone comprendono che cosa si intende con questa espressione. Solitamente la comunicazione è scambiata con il semplice parlare (pourparler) e mai con la comprensione emotiva che il messaggio trasmette, oltre le parole.
In realtà l’importanza della comunicazione nella costruzione delle relazioni umane è fondamentale, poiché gli scambi non verbali; cioè l’espressione facciale, la postura del corpo e il comportamento, s’intrecciano continuamente con le parole.

Comunicare gioca un ruolo determinante nella nostra vita

Comunicare con gli altri implica restare influenzati dalle parole, poiché la comunicazione ha sempre molto a che vedere con la relazione fra gli uomini.
A questo riguardo la pragmatica della comunicazione umana ci permette di porre l’attenzione sugli effetti della comunicazione e sul comportamento, poiché come dice Watzlawick 1997, in ogni comunicazione sono presenti sia elementi oggettivi, sia aspetti di tipo relazionale che, entrando in conflitto fra loro, creano situazioni difficili da gestire.

Comunicare e la teoria del doppio legame

La conoscenza della tecnica della comunicazione ci fa avanzare nella costruzione di buone relazioni, o al contrario ci imprigiona in situazioni dalle quali non possiamo uscire, come nella teoria del doppio legame, in cui la persona si viene a trovare all’interno di una comunicazione paradossale o contraddittoria, dove a livello verbale riceve un messaggio, mentre a livello non verbale ne riceve un altro, opposto, come avviene nella così detta  “Comunicazione Schizofrenica”.

Come accade nei disturbi dell’apprendimento, dove alcuni bambini  ricevono dalla  coppia genitoriale una comunicazione di tipo paradossale, fingendosi ai loro occhi uniti, quando in realtà non lo sono. La comunicazione emotiva che raggiunge il bambino, è che i loro genitori non si amano, ma poiché essi si comporta come fossero una coppia, il bambino resta paralizzato nella contraddittorietà della comunicazione, e per non soffrire decide di rinunciare a comprendere. (DSA)

Grazie a Watzlawick e al suo famoso libro “La pragmatica della comunicazione umana”, oggi conosciamo gli assiomi fondamentali della comunicazione che rivelano i principi attraverso i quali essa ha la capacità di definire le relazioni, modificare la percezione dell’altro o di se stessi e orientare le scelte.

Non si può non comunicare!

Anche quando pensiamo di non comunicare in realtà lo stiamo facendo comunque, siamo tutti orientati al contenuto di ciò che viene detto, ma non dobbiamo mai dimenticare che ogni atto comunicativo, anche non verbale ha in sé un aspetto di relazione emozionale, che spesso ci sfugge.
Dobbiamo imparare a tener conto del fatto che ciò che diciamo cambia di significato in base al modo in cui “lo diciamo”, (tono della voce, posizione del corpo, sguardo, gestualità etc…) Ciò è evidente durante le discussioni all’interno di una coppia di partner: quando marito e moglie o genitore e figlio litigano, raramente il litigio riguarda la cosa in sé, più spesso riguarda la “relazione” in atto e le emozioni che si veicolano.
Quando si discute, si discute sempre della relazione, di come desidereremo, essere visti e, di come al contrario ci sentiamo visti. Se prendiamo in considerazione la “metacomunicazione”, e analizziamo le discussioni fra le coppie, ciò che emerge è sempre un conflitto sulla relazione, dove uno dei due partner non si sente apprezzato a sufficienza: «Sai che mi dà fastidio questa cosa … e tu continui a farla, allora non t’importa niente di me!» Mentre per l’altro partner risulta evidente che il compagno si lamenta sempre e ha da ridire su tutto! «Non ti va mai bene nulla!».

Comunicare rispettando l’ordine degli scambi e degli aspetti non verbali

Ancora più illuminante nelle relazioni di coppia è l’assioma che ci porta nel mondo della percezione e della costruzione della realtà in base a come «punteggiamo» gli eventi, in altre parole in base all’ordine che diamo agli scambi comunicativi. Nelle interazioni comunicative non c’è mai una causa iniziale e un effetto, ma “cause ed effetti retroagiscono” continuamente, divenendo l’una causa dell’altro e viceversa. Immaginando una coppia di coniugi dove lei tende a essere passiva e lui propositivo. Lui: «sei noiosa, non hai mai nulla da proporre!» Lei: «Non propongo nulla perché non ti va mai bene nulla! Lui: Tu non sei mai interessato a niente!» E così via, potrebbero andare avanti all’infinito.

La comunicazione umana è sola in piccola parte collegata al contenuto, mentre è per lo più analogica, cioè rilevante rispetto al modo in cui il contenuto è trasmesso. La parte non verbale o paraverbale (come il tono e la prosodia) costituisce una parte significativa e in alcuni casi predominante.

La comunicazione verbale influisce solo per il 7% nel processo comunicativo

E’ stato messo ampiamente in evidenza dai maggiori studiosi del campo che la comunicazione verbale influisce solo per il 7% nel processo comunicativo. Diviene, pertanto, fondamentale comprendere come la comunicazione richieda un’attenzione sia sugli aspetti di contenuto sia sugli aspetti analogici, verbali e non verbali, che costruiscono il senso e il significato.

Complementarità e Simmetria

La comunicazione può essere complementare o simmetrica. Le relazioni simmetriche sono quelle dove due persone hanno lo stesso status, come due colleghi di lavoro, due compagni di classe, o marito e moglie. Le relazioni complementari sono basate sulle differenze gerarchiche o di potere: medico-paziente; insegnante-studente; figlio genitore, etc. Lo scontro genitori-figli solitamente verte sul tentativo del figlio di tentare una comunicazione simmetrica, all’interno di una relazione che per sua stessa natura è complementare, esistendo fra i due uno scarto generazionale. Anche in tal caso le discussioni non vertano tanto sul contenuto, ma sulla relazione. Si discute sempre della gerarchia e del potere all’interno della relazione genitori-figlio, quasi mai della cosa in sé: l’orario di rientro, il fumo, il piercing all’ombelico o l’abbigliamento, etc…
Quando comunichiamo, dovremmo prestare attenzione ai diversi aspetti della comunicazione, per essere in grado di gestirli, piuttosto che subirli ed esserne sopraffatti, teniamo dunque conto della complessità della comunicazione analogica, per ottenere e  depositare negli altri il giusto messaggio.
Quindi solo una costante attenzione, può mettendoci al riparo dalle trappole nell’interazione con gli altri.

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