Donne sole: nella mia attività di psicologa, psicoterapeuta e sessuologa, ormai trentennale, mi è capitato spesso d’incontrare donne single dell’età compresa tra i 30 e i 45 anni.

Non mi riferisco alle donne vedove o divorziate o a coloro che hanno avuto una relazione successivamente interrotta, ma a quelle persone che sono state fedeli alla loro intenzione di restare single, almeno consciamente.

Nella fascia d’età, sopra citata, le scelte affettive e la maternità sono ancora aperte, le donne sole incamminandosi verso la fine del ciclo di vita biologico determinano spesso una scelta improcrastinabile a seguito della possibilità che le è ancora offerta di realizzare una relazione stabile con un uomo e avere dei bambini.

Il denominatore comune di queste donne, da me analizzate, è rappresentato dal dato reale di essere sole e di rimanere sole”, questo fatto può essere messo in relazione con il proprio vissuto infantile che, paradossalmente si trasforma in destino.

E’ interessante notare attraverso quali strategie inconsce, la creatività femminile, incontra linee di possibile sviluppo nella tipologia di scelta dell’essere donne sole, scelta non più anomala, nella società attuale.

Le psicoterapie da me condotte sono ad orientamento psicoanalitico, pertanto chiedono inevitabilmente un’attardarsi sulle origini della vita, quindi lascio sempre spazio al racconto dell’infanzia e delladolescenza, ricco di sogni, associazioni, immagini e suggestioni, utile nella comprensione inconscia del divenire, in seguito, una donna sola. Niente avviene per caso!

Essere donne sole: è un disagio la solitudine?

Potremmo ipotizzare che queste donne nell’infanzia e nell’adolescenza abbiano incontrato difficoltà emotive ed affettive, sin da piccole, si sono sentite costrette a reagire in maniera singolare.

La loro infanzia viene descritta solitamente come un periodo di dolore e sofferenza, sia dalle donne di origine sociale medio-alta, che dalle donne di fascia inferiore, quindi la sofferenza resta per loro il tema dominante, indipendentemente dalle loro origini.

Le donne con un’origine sociale bassa riferisco situazioni di deprivazione affettiva, oltre che materiale. Ma anche le donne provenienti da famiglie di rango superiore, depositano vissuti di insufficiente accudimento affettivo, di mancata comprensione e accoglimento dei loro bisogni, soprattutto nella relazione con la madre e il padre, nonché di conflittualità con i propri fratelli.

Queste bambine hanno tutte una reazione in comune sul versante del mancato accudimento emotivo e anziché sviluppare precocemente sentimenti depressivi, con conseguenti stati di disturbi dell’umore, nutrono il loro orgoglio e seguono l’imprinting di bastarsi da sole,  basandosi su se stesse e sulle proprie forze.

Sentendo come stridente e inappagante la propria coppia genitoriale in relazione alle loro urgenze affettive, reagiscono nel bene e nel male con strategie comportamentali difensive e auto-dirette, centrandosi su se stesse, costruendo progetti ambiziosi sulla loro vita, nell’intento di realizzarli con fermezza. Sviluppano così un grande Ideale dell’Io, a discapito di un rafforzamento dell’Io, reso fragile da una dinamica familiare impropria, nella quale non si riconoscono, né si sentono riconosciute, che determinerà una ferita profonda sull’identità.

Il percorso della vita, come è noto, è irto di delusioni e le donne che sentono di non essersela cavata troppo bene sviluppano una sensazione depressiva, simile a quella della “donna sola che si sente sola”.

L’esser single non è sinonimo di solitudine, ma queste donne sono cresciute al fronte, senza mai potersi appoggiare ad alcuno, facendo esclusivo ricorso alle proprie energie personali, possono ad un certo punto della loro vita avere l’impressione di non aver fatto abbastanza, di non aver realizzato appieno i propri progetti e desideri, incrociano talvolta un’area di intensa depressione.

Ma il vivere da sole si connette nella vita adulta, inevitabilmente, col problema dell’amore, ed è possibile osservare nelle donne sole comportamenti e atteggiamenti relativi alla vita amorosa tipici di questa tipologia.

Donne sole: l’immagine della loro relazione amorosa

E’ molto alta,  l’innamoramento viene investito di una forte carica emotiva e quasi mai rapportato all’idea della coniugalità, intesa come costruzione della coppia e della famiglia, o di un percorso di vita insieme.

Queste donne tendenzialmente trasversali e anticonformiste non amano gestire la consuetudine, per loro un’amore che diventa quotidianità si svaluta, perdendo il proprio significato aureo.

Attraverso una lettura psicoanalitica emerge con forza la paura dell’abbandono, già vissuto nell’infanzia, come abbandono affettivo, dall’altro prende forza l’alta immagine di se. L’Ideale dell’Io di queste bambine, che forse emozionalmente restano tali, continuando a coltivare il proprio daimon, il proprio  talento, per rincorrere narcisisticamente una vita piena e soddisfacente.

Il mancato nutrimento affettivo, l’essersi sentite non capite e non amate, questa ferita nell’età adulta le induce ad una disponibilità emotiva ed affettiva molto grande nella relazione intima.

Un rapporto di coppia quando diventa stabile, apre il fianco alla fantasia dell’abbandono e queste donne avendo fondato la propria vita solo su se stesse, arrivano con estrema difficoltà ad accettare la normalità della relazione amorosa.

L’ innamoramento degli inizi, per queste donne, essendo per sua stessa natura carico di componenti emotive ed erotiche totalizzanti non si pone mai come progetto di vita, ma come un’esperienza forte ed intensa, da vivere nel qui e nell’ora, nella sua interezza, senza compromessi.

Vivere da sole, per non sentirsi sole.

Il problema della solitudine è un problema squisitamente umano, ma questo tipo di donne non ha scelto la strada del partner, inteso in senso coniugale, per risolvere la loro solitudine. Esse non si realizzano nella pancia dell’altro, ma ritengono di essere in grado di rendersi felici da sole, scambiando col partner solo il desiderio. La solitudine è un senso della loro condizione affettiva e non è per loro mai definitiva, almeno a livello cosciente.

Queste donne guerriere, destano molta simpatia, restando, in un certo senso, bambine e simili a delle adolescenti, in loro è molto vivo il desiderio di avventura, viaggi, spostamenti, vacanze; metafore che denotano un’immagine di donna sempre alla ricerca di qualcosa, sempre in divenire. Il loro sguardo è rivolto sempre verso l’alto, alla ricerca del sogno, del trascendente, inteso come: “trans” + ascendere” = salire al di là.

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