Cyberbullismo, la parola è composta di cyber + bullismo, il prefisso Cyber ha a che vedere con l’uso del pc e d’internet. Per Bullismo s’intende l’atteggiamento aggressivo e arrogante di chi prevarica un soggetto debole, perpetrando nei suoi confronti una violenza psicologica e/o fisica, comprensiva di attacchi e molestie. In un passato non troppo lontano il “Bullo” s’identificava in un compagno di classe, o un compagno del gruppo di riferimento.
Il bullo odierno è sempre più di frequente un “cyberbullo” usa internet per vessare i propri compagni, avvantaggiandosi di una certa competenza tecnologica, egli si distingue dai bulli del passato, pur essendo il bullismo un fenomeno di sempre.
Cyberbullismo come riconoscerlo
Il cyberbullo è un teenager in genere fra i 9-16 anni, che tende a rendersi irriconoscibile, impossessandosi dei “profili social” di altri compagni e diffondendo immagini e informazioni riservate tramite whatsap sms foto, video, email, chat rooms, instant messaging, siti web e telefonate, il cui obiettivo é quello di provocare danni a un coetaneo incapace di difendersi. Talvolta il cyberbullo arriva persino a dichiarare e diffondere la disponibilità sessuale dei suoi compagni, rendendola pubblica. Quando si espone lo fa con duolo, minacciando i compagni di aver diffuso quelle stesse immagini di cui solo lui è responsabile.
Evoluzione del Bullo: come difendersi
Nelle scuole superiori si riscontrano maltrattamenti più vessatori dei cyberbulli e più simili al bullismo tradizionale. Compare, in questa fascia d’età, sebbene più sporadicamente, l’immagine del bullo femmina, su emulazione del maschio (1 femmina su sei maschi). Le caratteristiche peculiari del cyberbullo odierno, lo rendono più insidioso, egli si prende la facoltà di colpire la propria vittima in ogni momento e in anonimato. Inoltre le foto e i messaggi di sexting (foto, chat e video sessuali) di cui s’impossessa, grazie all’uso disinvolto della tecnologia, può raggiugere un folto numero di persone, divenendo quel materiale a forte rischio di condivisione e divulgazione.
Cyberbullismo e microcriminalità
Com’è ormai noto, la diffusione di immagini non autorizzate, foto o video, è reato, soprattutto se associate al ricatto e alla vendetta. Il loro nome è Revenge porn, che significa vendicarsi di una relazione finita, attraverso la diffusione, senza consenso, di video, o foto intime relative all’ex fidanzata, o all’ex amico, comunque immagini sessuali, delle quali il bullo è entrato abusivamente in possesso e con le quali ricatta i propri compagni e compagne. I sistemi di archiviazione di backup non aiutano di certo a proteggersi, e aumentano così il rischio che le immagini intime pubblicate restino documentate per sempre.
Il cyberbullo, solitamente proviene da una famiglia conflittuale e aggressiva, ha una coppia genitoriale, pressoché inesistente, immersa nel proprio lavoro, che si occupa poco a livello psicologico del figlio, genitori inadeguati, tanto da produrre in lui una forte frustrazione e la sensazione di non sentirsi né visto, né amato, con il forte desiderio di provocarli. Sono soggetti divenuti anaffettivi, poiché in famiglia non respirano emozioni, esperti nella rimozione ed evitanti del dolore, incapaci di sentire e toccare i propri sentimenti, privi di qualsiasi senso morale.
Linee di orientamento, azione e prevenzione
Ciò che favorisce il fiorire del cyberbullismo oggi e la sua evoluzione, è la scarsa conoscenza da parte dei nativi digitali delle leggi che regolano il mondo digitale, insieme alla loro incapacità di valutare le conseguenze penali e civili delle loro azioni. Pur essendo i soggetti maggiori ai 14 anni e tenuti, oltre al penale, anche al risarcimento economico, per danni morali subiti dalla vittima.
Cyberbullismo: la paura dietro lo schermo
Non solo i cyberbulli, che una volta scoperti sembrano vergognarsi dei loro agiti, ma anche le vittime dei cyberbulli e i loro genitori, tendono a segretare il problema. Il ragazzo per paura di esser considerato dagli altri compagni incapace e vigliacco, i loro genitori perché desiderano acconsentire al non detto del figlio, per riservatezza e privacy.
A intravedere per primi la problematica sono spesso insegnanti e genitori, che notano una serie di evidenze relative al comportamento del soggetto violato. L’adulto reso sospettoso del disagio che la vittima esprime, anche analogicamente, con il corpo e l’espressione del viso, insieme al progressivo isolamento ed evitamento dalla vita sociale.
I genitori avvertono il proprio figlio taciturno, con una serie di malesseri e somatizzazioni, quali: disturbi del sonno, mal di testa, nausea, vomito, inappetenza e talvolta anche la comparsa di tic e balbuzie.
Il ragazzo bullizzato, triste e depresso non vuole più andare a scuola, né tantomeno fare sport, desidera solo ridurre al minimo il contatto sociale con gli altri. Attraverso il mezzo, cioè lo smartphone o il pc del figlio il genitore scorge tutto il materiale esplicito: foto, immagini, chat e sms dai quali sono facilmente deducibili la presenza del cyberbullo e i suoi vili ricatti.
Come i genitori possono dare filo da torcere al bullismo
In questi casi è importante che il genitore sia in grado di gestire la propria rabbia, nonché il proprio bisogno di farsi giustizia. Può essere utile allontanare il ragazzo per un breve periodo dalla scuola, per farlo sentire più protetto poiché necessita di tutta la comprensione possibile. Elaborare con lui l’ansia e l’angoscia del momento, liberandolo dai sensi di colpa, per non farlo sentire solo ad affrontare la situazione, tanto dolorosa. E’ importante non prevaricare mai il figlio e procedere con lui stop by step, contenendolo nelle sue paure, ansie e angosce, sostenendo la sua fragilità, e confusione del momento, dandogli serenità e forza. Di solito si procede rimuovendo prudentemente i contenuti scabrosi del Web e qualora gli episodi siano avvenuti nell’ambito scolastico, come di consueto, è necessario segnalarlo al dirigente scolastico e al referente dell’istituto, che si occupa delle iniziative contro il cyberbullismo.
L’incontro della vittima con il cyberbullo
L’incontro con il cyberbullo, tanto temuto dalla vittima, avviene solitamente a scuola alla presenza dei suoi genitori, convocati dalla direzione, affinché il ragazzo molestato possa comprendere, che la situazione ora è cambiata e volge a suo favore e che il suo nemico ha le armi spuntate e non procederà più in quel senso, cioè non potrà mai più compiere nei suoi confronti azioni molestanti. I genitori tenteranno pian piano di ricostruire intorno al figlio un tessuto di socializzazione e rassicurazione; risulterà fondamentale mantenere i pochi buoni contatti che il ragazzo ha con la propria classe.
Come combattere le molestie: ruolo dello psicologo
In questi casi si consiglia ai genitori di non cambiare la scuola frequentata dal figlio, poiché potrebbe avere per lui un significato punitivo o di fuga, molto meglio affidare il ragazzo ad uno “psicologo” competente in materia, che possa sviluppare in lui una maggiore stima in sé stesso, riconoscendo la propria rabbia e aggressività e acquisendo la capacità di contattare ed esprimerle le proprie emozioni, anziché imploderle.
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