Il disinteresse per l’inconscio, oggi più che mai evidenzia come le persone vivono in un mondo appiattito, senza rilievi, né spazio per sentire e pensare, ciò accade perché sentirsi e toccarsi, dare spazio al pensiero e all’affettività comporta una sofferenza. Nel contatto con le persone ci imbattiamo spesso con soggettività chiuse, poco disposte allo scambio e al confronto. Molte volte sembra esserci una difficoltà a tollerare un certo grado d’incertezza, a reggere la presenza dell’altro, entrare in contatto con le proprie e altrui fragilità.

Il disinteresse per l’inconscio porta patologia, sofferenza e fragilità.

Come psicoterapeuta analitica trovo grande difficoltà a lavorare con la sofferenza sommersa, poiché i soggetti manifestano scarso interesse a rendere visibile ciò che negano, incontrarsi con il loro inconscio a loro sembra interessare solo la coscienza ciò che è razionale e cognitivo. D’altro canto gli psichiatri sono più rapidi, divengono somministratori di farmaci, prescrivendo droghe. Nessun farmaco può dare al paziente che soffre la comprensione di cui ha bisogno. E’ molto impegnativo vivere la propria interiorità, acquisire una prospettiva interiore. Per questo la psicoanalisi, che si propone di mettere le persone in contatto con le proprie emozioni oggi sembra essere in crisi. Siamo così presi dallo stress del vivere quotidiano che non abbiamo più un luogo intimo dentro di noi dove intrattenersi. Il nostro apparato psichico tende a chiudersi ad indurirsi, la durezza preoccupa più della fragilità, poiché quest’ultima può trasformarsi nell’elasticità dell’Io. La durezza al contrario è espressione di una debolezza, che non è possibile riconoscere, assumere.

L’importanza della flessibilità e plasticità nel terapeuta

Anche il terapeuta, che tenta di aiutare il paziente, necessita di plasticità psichica per tollerare l’ambiguità egli abbraccia l’incertezza, unica strada che apre le porte alla vita. La maggior parte delle persone cerca la routine, la ripetizione, che per quanto noiosa essa sia, offre sicurezza contro la paura di aprirsi al diverso al nuovo. La routine, infatti indica un percorso già noto opposto all’idea d’assumere la propria inclinazione e aprirsi una nuova via. Oggi ci sentiamo continuamente minacciati, facciamo fatica a mantenere un contatto autentico con noi stessi, cerchiamo ad ogni costo di sentire meno di noi stessi e dell’altro. Andiamo in cerca di simili,  esporsi all’altro, al diverso ci spaventa, ma solo nell’alterità e nell’asimmetria il dialogo è possibile. C’è sempre una parte del nostro Io dissociata e rimossa, nostro compito è cercare di entrare in contatto con le parti inconsce rimosse.

L’ambiguità fondamento del pensiero creativo

La flessibilità dell’Io si acquisisce nel tempo, le persone ricercano la sicurezza, tollerano poco l’ambiguità,  fondamento del pensiero creativo e del benessere psichico.

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