Il disturbo erettivo porta con sé una difficoltà d’eccitazione e di conseguenza un’erezione impossibile, espressione spesso di un profondo disagio nella comunicazione e nella dinamica della coppia.

Una giovane coppia con due figli 6 e 9 anni si rivolge al mio studio sessuologico a causa della difficoltà ad avere rapporti sessuali, a seguito della comparsa di un disturbo del desiderio, seguito a grappolo da una difficoltà erettiva.

Il lavoro con la coppia si svolge con una cadenza di una seduta per settimana per la durata di mesi sei. Nel corso del trattamento si evidenzia un disturbo nella comunicazione emotiva (meta-comunicazione).

I partner stringevano fra loro una relazione fusionale e simbiotica, ognuno si riconosceva nell’altro, senza che le due individualità avessero mai avuto modo d’incontrarsi. L’unico legame fra i due era costituito dai figli, per altro sintomatici.

Il disturbo erettivo, nel corso della terapia si trasforma in una richiesta specifica di separazione, richiesta inconscia, sommersa e fino a quel momento mascherata, anche a loro stessi.

Durante il percorso terapeutico si percepisce la loro evoluzione, la loro crescita psichica e la presa di coscienza della reciproca infelicità nella coppia.

I partner si trovano ad un punto della loro vita caratterizzato dalla rottura dell’equilibrio precedentemente raggiunto, e dalla necessità di trasformare gli schemi consueti, ormai inadeguati, per far fronte alla situazione attuale.

Il disturbo erettivo e la crisi di separazione

Il disturbo erettivo, precipita, in una  crisi di separazione, dove si avverte la presenza di sentimenti di perdita nella coppia, così come le paure dei partner: solitudine, abbandono, incertezza, prendono via via corpo. Si evidenza altresì una forte conflittualità sviluppata dalla rabbia della perdita di tutto ciò che i coniugi avevano costruito insieme: casa, matrimonio, figli , beni comuni.

La collera rappresenta spesso una resistenza al cambiamento che la separazione comporta. I coniugi sembrano voler cambiare “tutto”, senza cambiare “niente.” Questa coppia che non è mai effettivamente riuscita ad “unirsi,” autoperpetuandosi in modalità fusionali, sembra ora non riuscire neppure a “separarsi”.

Nel disturbo erettivo, la sessuologa, in quanto terapeuta del cambiamento, non può sottrarsi dal farsi promotrice di una cultura della separazione, utilizzando come freccia al suo arco la Mediazione Familiare che interviene sul conflitto di coppia, nel tentativo di recuperare la comunicazione, accompagnando i partner verso una logica della collaboratività e riattivando in loro le funzioni genitoriale, nella salvaguardia del rapporto genitori/figli.

La trasformazione dei coniugi si gioca attraverso il cambiamento da coppia matrimoniale a coppia genitoriale, superando la conflittualità e liberando i figli dalla contaminazione affettiva, che rischia di renderli schiavi e ammalati, in quanto contenitori delle emozioni genitoriali.

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