Il favoloso mondo di Amélie – Regia di Jean-Pierre Jeunet. con Audrey Tautou, Mathieu Kassovitz, Dominique Pinon, Rufus, Jamel Debbouze. Genere Commedia. Francia, 2001

Arrivò in Italia venti anni fa, ebbe un grande impatto sul cinema, il suo esordio fu divisivo e il film a tratti criticato e definito naïf, fastidioso, noioso e frenetico, diventò poi il film più visto dell’anno.

La storia di Amélie

Amélie cresce in provincia con genitori, alquanto bizzarri, ancora piccola perde la madre schiacciata fuori dalla chiesa, una volta maggiorenne si trasferirà a Montmartre portandosi dietro un’infanzia difficile e la sua profonda solitudine, derivata da una famiglia disturbata.

Il film è di fantasia, romantico, sognante e pacificante, premia i buoni, non i forti e i saggi, penalizza i cattivi in maniera divertente. I deboli finiranno per essere i migliori. Amélie si schiera dalla loro parte e li fa emergere, mettendo in risalto le loro positività, e proteggendoli da un mondo che vorrebbe tenerli da parte o bullizzarli. Tutte le vicende che il film narra si risolvono in bene e tutti i deboli troveranno una strada.

Il favoloso mondo di Amélie risulta una bella fiaba, con una sua morale, gioiosa, vitale e divertente, raccontata attraverso una voce narrante, che da forte ritmo al film, con la quale Amélie stessa interagisce.
Si tratta della storia di una cameriera di un bar di Montmartre: timida, solitaria e propensa a gustarsi piccoli momenti di non trascurabile felicità, cedendo al «fascino dalle piccole cose della vita», come «tuffare la mano in un sacco di legumi; rompere la crosta della crema brulée con la punta del cucchiaino; e far rimbalzare i sassi sul canale Saint-Martin».
Nel film diventa protagonista di un’ indagine volta a trovare il proprietario di una scatoletta di giochi e ricordi trovata nel suo appartamento la quale contiene qualche figurina, un ciclista di ferro, la foto di un calciatore etc.

Il favoloso mondo di Amélie: far felice la gente sarà la sua missione

Riuscirà a trovare il legittimo proprietario a cui far riavere la scatola, decidendo da quel momento che “far felice la gente sarà la sua missione” compiendo una serie di piccoli gesti per migliorare la vita di chi, secondo lei, se lo merita, oltre che di peggiorare un po’ quella di un fruttivendolo per nulla gentile verso il suo garzone.

Il film apparve come un cartone animato

Amélie fa viaggiare per il mondo il nano da giardino, di suo padre, che gli permetterà di entrare in contatto con energie vitali e creative. Incontra poi Nino, «un tipo stravagante» che «ha minuziosamente ricomposto e archiviato» decine di «foto tessere scadenti che la gente delusa ha spiegazzato, strappato, abbandonato» e che infine riuscir a baciare. L’anziano con le ossa fragile risulterà il più debole ma anche il più saggio, con lui si confida grazie alla sua capacità di ascolto e comprensione, è un pittore che dipingerà per tutta la vita lo stesso quadro di Pierre-Auguste Renoir. Anche Amélie come il pittore, osserva il mondo, pur non riuscendo ad entrare nel contesto, lei appare come un inno alla vitalità, nel suo mondo autistico sopravvive a tutto, mantenendo viva la sua anima.

Sono tutti personaggi borderline, al confine fra normalità e patologia, ma il film riconcilia con il mondo, trasformando la vita in una sorta di realismo esistenziale e magico».

Il film piacque molto in Francia perché «dava gioia al cuore e alla testa». Piacque anche In Italia, perché ricco d’ invenzioni visive e sorprendente. Il favoloso mondo di Amélie non aveva mezze misure, questo grazie alle scelte di scenografia e di fotografia dai colori intensi e alla scelta di una protagonista azzeccata, che si impone nelle inquadrature del film con effetti speciali e in maniera divertente.
Il regista dette grande movimento al film, usando i grandangoli, insieme all’uso della sua cinepresa si avvicinava ai visi, facendoli comparire all’improvviso nelle inquadrature. Della fotografia si occupò Bruno Delbonnel, che dopo ebbe una fortunata carriera a Hollywood, la colonna sonora è di Yann Tiersen, compositore e polistrumentista al suo primo film.

Il favoloso mondo di Amélie unì funzione e realtà

Il film di Jeunet fu «il primo grande film di successo a non appartenere ai generi classici (azione, fantascienza, horror, fantasy…) che unì finzione e realtà grazie al digitale, tanto da apparire quasi un cartone animato
Il regista seduce lo spettatore soprattutto mostrando il cuore di Amelie che batte sotto i suoi stravaganti vestiti, le sue calze colorate, le sue gonne e il suo animismo diffuso.

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