Il gioco d’azzardo, in arabo az-zahr (dado) in francese hasard (rischio, avvertenza), nell’antichità aveva come scopo principale d’interrogare e conoscere il volere divino. Basta pensare che i primi dadi cinesi risalgono a 5000 anni or sono, le scommesse sono iniziate dal 4000 a.C. in Egitto, col gioco del Senet, una sorta di dama giocata per conoscere il destino dei defunti.
Significati nascosti del gioco d’azzardo
Il gioco d’azzardo il cui scopo apparente sembra motivato dall’esclusiva avidità di denaro, nasconde in sè il desiderio di gestire la propria distruttività, la sfida sembra rivolta alla morte: “annientarsi per rinascere”, attraverso la ricostruzione d’ insperate fortune.
Nell’azzardo ciò che viene messo in gioco è la persona, in termini junghiani, dal latino: persona, personam. Ovvero la maschera che gli attori indossano nelle rappresentazioni sceniche; la persona come riflesso del personaggio interpretato dall’attore.
Il giocatore d’azzardo, non gioca il danaro, ma il proprio io, la propria inconscia soggettività, desiderando riscattarsi nei confronti di una vita piatta e priva stimoli.
Il giocatore d’azzardo, presenta aspetti narcisistici distruttivi, sentendosi superiore agli altri, gioca per “perdere”, permettendosi il rischio di perdere! Il suo atteggiamento passivo non impegna la sua intelligenza, egli resta solo in attesa del fato. La propria immaturità emozionale lo porta a confidare sulle potenze superiori, maschera le proprie emozioni, lasciando intravedere tratti d‘impulsività incontrollata.
Il giocatore d’azzardo oltre ad essere un soggetto tossicomane, presenta un disturbo del controllo degli impulsi: gioca, non riuscendo a controllarsi, aumentando sempre più il tempo di esposizione al gioco, investendo maggiori somme di denaro e nascondendo a tutti il problema della sua dipendenza, a Sé stesso, ai suoi familiari e agli amici.
Dal punto di vista psicoanalitico e simbolico, la vera sfida del giocatore d’azzardo è il confronto continuo con la morte. Egli affronta il confronto con la morte, nella convinzione di potersela giocare, di poterla sconfiggere, raggiungendo un’appagamento estremo, dall’alto della sua onnipotenza/impotenza. Il giocatore d’azzardo esprime molte componenti inconsce, ma ciò che mette continuamente “in gioco” è la sua vita e non il denaro. E’ questo l’azzardo, l’ Az-zahr!
Trattamento e cure del gioco d’azzardo
Questi soggetti patologici, hanno grande necessità di cura, a seguito la scarsa stima di Sé stessi ed il forte indebolimento dell’Io, è utile e necessario ricorrere ad una buona psicoterapia, nonché ad uno “psicologo” formato e di lunga esperienza sulla ludopatia, che possa offrirle la possibilità di ricostruire il proprio brano di vita, comprendendo incidenti e fermate avvenute lungo il percorso, per evitare recidive e coazione a ripetere.
In qualunque forma si manifesti la dipendenza, che sia da sostanze, comportamentale o affettiva, rappresenta sempre un modo per colmare un vuoto e tacere un dolore indicibile. Il soggetto aggrappandosi ad un senso di sicurezza fittizio, s’inchioda ai bisogni psicologici, che soddisfa in maniera patologica, giacché la sensazione di piacere esperita a causa del rilascio di dopamina nel cervello, porta la persona a ripetere l’esperienza compulsivamente, creandosi un’abitudine comportamentale irrinunciabile.
La dipendenza da gioco soffoca ogni possibilità di vita
Dal punto di vista degli “Psicologi” il percorso relativo alla liberazione della severa dipendenza è tortuoso e accidentato, poiché è difficile mettere in gioco le possibili cause del malessere e ritrovare fiducia in Sé stessi, abbandonando tutte le difese, facendo spazio alla coscienza del limite e re-imparare, giorno dopo giorno, a vivere, apprezzando le piccole cose.
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