La donna alla finestra: Regia di Joe Wright. Un film con Amy Adams, Julianne Moore, Gary Oldman, Wyatt Russell, Anthony Mackie, Brian Tyree Henry. Titolo originale: The Woman in the Window.
Adattamento cinematografico del romanzo al bestseller “The Woman in the Window” di A.J. Finn, film con chiaro riferimento ad Alfred Hitchcock, in particolare al film La finestra sul cortile del 1954, con James Stewart e Grace Kelly, pur evocando al tempo stesso un discorso sociale sulla contemporaneità pandemica, sulla reclusione e sulla routine del confinamento ci offre un quadro dell’isolamento e delle sue conseguenze sintomatiche, quali: l’ossessione e la paranoia.
La donna alla finestra ruota intorno ad un “crimine”
Il film è costruito soprattutto intorno a un’osservatrice immobile, che guardando dalla finestra lascia la vita, il mondo fuori, che Amy Adams rende sospeso e vibrante.
Anna Fox è una psicologa infantile, tanto in crisi dall’essere sull’orlo del baratro, vive in una grande casa a Manhattan con un gatto, come unica compagnia e un inquilino misterioso nel seminterrato. L’agorafobia insieme ad una massiccia dose di ansia e stress e depressione non permette ad Anna d’uscire da casa a seguito un incidente traumatico di cui si sente responsabile e che ha travolto la vite di sua figlia e di suo marito. Anna trascorre il tempo ricevendo il suo analista per svolgere le sue sedute settimanali, mischiando pillole e alcol, e osservando i vicini dalla finestra. Le coppie del palazzo di fronte diventano per lei figure del desiderio, c’è una sorta di rispecchiamento che rinvia la protagonista al suo passato traumatico, lei indaga su un’assassinio, proiettando la propria colpa sugli altri
Per vedere di più e meglio Anna mette a fuoco il teleobiettivo della sua macchina fotografica per soddisfare il suo irrefrenabile voyerismo e per riconoscere le persone del suo quartiere, soprattutto i Russell che si sono appena trasferiti nell’appartamento di fronte. Con Jane e suo figlio Ethan Russell che vanno a farle visita, la protagonista sembra aprirsi un po’ alla realtà ma poi una notte assiste all’omicidio della donna dalla sua finestra e tutto precipita.
Ciò che vediamo è reale? Come stabilirlo? Esiste una verità fuori dagli occhi?
Il regista inglese, mette in scena una specie di onniscienza visiva, dove il punto di vista è sempre quello della protagonista e lascia lo spettatore con molte domande.
La scena del film si rivolge per lo più all’immagine di una stanza pervasa da una luce in movimento, che inquieta e respinge. Quella di Anna è prima di tutto una storia di spettri; i fantasmi sembrano imprigionati nella mente della protagonista, nelle inquadrature e nelle parole. Immersa in un irrisolvibile senso di colpa la protagonista appare profondamente chiusa in se stessa, appesa ossessivamente alle finestre del suo appartamento, si nasconde dietro le tende, i video e gli schermi, non riuscendo a stabilire la distanza tra le cose e la loro replica.
La donna alla finestra e le assonanze con l’attuale fase pandemica
Le assonanze con la fase pandemica che stiamo attraversando sono molte, anche noi camminando per strada sembriamo avere tutti un ombrello che ci separa dal mondo esterno, chiusi come siamo nella bolla dei nostri contatti social, bisognosi di attivare anticorpi, vaccini al virus della paura, della solitudine e all’annullamento dell’identità personale, che rischia di diventare patologica.
Eccellente la fotografia, che rende con l’uso del colore e delle luci le diverse atmosfere del film e gli stati d’animo contrastanti della protagonista, restando la psicologia della protagonista il centro del film, sebbene il regista ci lasci un po’ allo scuro del suo mondo interno, nutrendoci soprattutto d’immagini.
Joe Wright invece resta attratto degli schermi, dal televisore, che rimanda immagini dei film di Hitchcock, dallo smartphone, forse trascurando di raccontarci da cosa nasce il dolore e le fobie che tengono Anna Fox prigioniera di se stessa.
La sensazione è di essere più in un teatro che nell’arte cinematografica.
Ciò che forse manca alla pellicola è l’elemento sorpresa, la tensione e il colpo di scena, fondamentale in un film basato sulla suspense, che ha tutti gli elementi per essere un ottimo thriller psicologico ma permane una certa dose di prevedibilità.
La donna alla finestra è un viaggio negli angoli più reconditi della psiche umana: un film che permette allo spettatore di fare i conti con le proprie paure più profonde, in un viaggio allucinato e allucinante.
“Nulla è quel che sembra”
Joe Wright costruisce nel suo film situazioni grottesche dai tratti horror che alla lunga risultano un po’ stucchevoli e forse superati. Il film funziona meglio e riesce a spaventare il pubblico, quando rimane all’interno di una dimensione più intima, personale.
La donna alla finestra comunica e racconta attraverso le immagini, che nel film diventano l’unico possibile veicolo di comunicazione, formano i ricordi, creano storie e stati emotivi. Il regista da corpo alle immagini, le rende problematiche e incerte, al di là della loro perfezione per esaltare l’intuizione, attraverso l’occhio e la mente che le elabora. La protagonista riappropriandosi del suo sguardo, cerca di ricomporre il proprio mondo interno attraverso i suoi occhi e le sue connessioni mentali, per ritornare in possesso della sua immagine e darle senso.