La psicologia si fa pop: il termine pop non è che un’abbreviazione del termine inglese popular (popolare) il quale deriva dal diffondersi a macchia d’olio di professionalità confinanti quali: Coach, Conselor e Motivatori nel vasto raggio della psicologia, le quali rivelano la forte crescita sociale di un bisogno psicologico emergente.
La psicologia si fa pop: maggiore richiesta di psicologia da parte della popolazione
La richiesta di psicologia in ogni ambito della vita umana, appare sempre più allargata, mostrandoci un individuo consapevole del bisogno di entrare in contatto con la propria mente per conoscerla e gestirla. Molti associano lo psicologo con “lo psicoanalista”, cioè un professionista clinico che si occupa di malattie mentali, stando seduto su una poltrona alle spalle del pazienti, il quale porta avanti un lavoro di lunga durata, in una società sempre più frenetica che fa tutto in grande velocità. In realtà uno psicologo laureato, specializzato in psicoterapia e ben formato fa molte altre cose, ma ciò nonostante ci troviamo di fronte ad una altrettanto forte richiesta di semplificazione delle pratiche psicologiche e alla sua divulgazione.
Come sono visti dalla gente psicologi e psicoterapeuti
La tendenza sopra descritta unita all’idea che gli psicologi e gli psicoterapeuti si occupano solo di “riparare le persone” e non di migliorarle, fa sì che molti soggetti decidono di rivolgersi a coach o counselor, forse per il timore di scoprirsi “normopatici” o “nevrotici”. E’ soprattutto per la mancanza di uno spazio e di un “tempo interno” che le persone oggi, tendono a restare alla superfice, evitando approfondimenti. Così il tempo della riflessione e dell’introspezione viene occupato dalla diffusione delle nuove tecnologie: internet, smartphone, social, i quali insieme alla digitalizzazione sempre più crescente e alla conseguente semplificazione nell’uso della pratica psicologica e dei suoi strumenti ha creato una sorta di distorsione cognitiva, quella della psicologia semplice, a portata di mano, o per meglio dire a portata di click.
E’ ormai noto che ogni individuo possiede una sua naturale “teoria della mente” e la nostra mente non può fare a meno di attribuire significato a ciò che vede, soprattutto osservando il comportamento altrui e, poiché tutti “oggi” parlano di psicologia, è sufficiente ascoltare un esperto online per accrescere questa tendenza ad osservare ed emulare.
La psicologia si fa pop: come la psicologia diventa sempre più popolare
Il fatto che stia crescendo sul mercato la domanda di psicologia, e che questa stia diventando indispensabile in ogni ambito della vita umana, sono dati molto interessanti per gli Psicologi. Le persone oggi hanno a disposizione strumenti semplici per migliorare sé stessi, anche se non proposti direttamente da professionisti Psicologi e Psicoterapeuti accertati. Questo significa che la nostra disciplina, in tutta la sua complessità, utilità e diversità sta uscendo dal chiuso delle scuole e degli studi specialistici, diventando via via più sempre popolare.
Tale processo sta accadendo un po’ in tutte le scienze: esistono “influencer specialistici” che parlano di chimica, fisica, astronomia, molti di essi hanno centinaia di migliaia di follower. Anche in questo caso ci sono persone capaci di prendere delle informazioni e improvvisarsi nutrizionisti, virologi, medici ecc. E sufficiente avere un’infarinatura per sentirsi più competenti della media delle persone, che per pigrizia mentale generalmente tendono ad ignorare e ad affidarsi.
Comunque sia la popolarizzazione della cultura non rappresenta un male, in fondo è proprio questo lo scopo della cultura: il comunismo delle idee, offrire strumenti alla popolazione, affinché possa utilizzarli per vivere nel modo migliore.
Se la cultura psicologica sta diventando pop, porta al contempo con sé aspetti positivi e negativi, ma noi psicologi dobbiamo interagire con questi modi paralleli di far professione per migliorare la divulgazione di certe informazioni e correggerle, poiché é lo psicologo il detentore e “cultore” della materia; sebbene la cultura non sia di nessuno, ma di tutti!
Se noi psicologi ci allontanassimo dagli ambienti dei questi professionisti etichettandoli a priori come sbagliati non solo rischieremo di uscire da un certo tipo di conversazioni, ma perderemo tante occasioni per effettuare una buona educazione psicologica, anche nei loro confronti.
Molte persone sono attratte dalla bassa soglia d’ingresso di queste nuove professioni, in un mondo con un tasso di disoccupazione molto elevato i soggetti tendono ad inventarsi creativamente un lavoro e ciò non può che essere un bene per la società e una lotta personale contro la povertà.
Collaborare con le nuove professioni
Fortunatamente tira un vento di cambiamento, soprattutto per le professioni portate avanti dai “non” psicologi: sempre più coach stanno comprendendo che gli strumenti che utilizzano arrivano dalla psicologia, pertanto citano gli studi e inviano le persone più problematiche agli psicoterapeuti e, questa dovrebbe essere la loro funzione.
Questa la direzione in cui dovremmo andare e l’apertura di una nuova fetta di mercato non dovrebbe creare competizione ma collaborazione, dove il “non” psicologo utilizza gli strumenti della psicologia consapevole delle loro provenienza e dei propri limiti professionali: significa che l’acquisizione del concetto di limite per loro sta diventando importante.
D’altra parte anche per noi psicologi talvolta è utile inviare un paziente che desidera performare meglio nel proprio sport ad un coach sportivo. La psicologia sta diventando “pop” nell’esclusivo senso che sta diventando “popolare”, nelle mani non solo degli addetti ai lavori ma di chiunque abbia la pazienza e la dedizione di studiarla e approfondirla con impegno, diventando conoscitore della materia.
L’idea di una “psicologia pop” nelle mani di chiunque può non piacere a molti, ma questa è una direzione dalla quale non possiamo tornare indietro e ci obbliga a implementare il nostro modo di divulgare la ricerca, rendendola accattivante senza che perda il suo rigore. Occorrono dunque sempre più psicologi bravi pronti a comunicare e gestire le informazioni che riguardano la psicologia e le sue medesime applicazioni.
La psicologia si fa pop: come si propone un professionista “non” psicologo
Colui che si propone come professionista “non” psicologo senza possedere alcun titolo di studio di psicologia alle spalle desta sempre molto sospetto. Questo non significa debba esser laureato in psicologia ma se si dichiara “esperto di processi psicologici” deve aver studiato e approfondito tali tematiche.
Anche il codice deontologico degli psicologi afferma che costoro devono impegnarsi ad utilizzare esclusivamente strumenti derivati dalla ricerca.