La terapia di coppia, così come la coppia costituisce di per sé un sistema dentro il quale i partner interagiscono continuamente e si organizzano secondo fini comuni.
Il sistema come è noto, costituisce qualcosa di più della somma delle sue parti e funziona secondo il principio di causalità circolare e non lineare, per cui una modificazione della comunicazione e della relazione di uno dei due partner comporta il cambiamento dell’altro.
La coppia oggi sta strutturando una nuova identità, differenziandosi dal concetto di famiglia che prima la inglobava. La incontriamo sempre più intenta nella costruzione di un “noi” e alla ricerca di una propria autonomia, nella lotta e nel superamento dell’”Io” e del “Tu”, che continuamente la confligge.
La costruzione di un amore
A questo tentativo di costruzione concorrono le affinità, la comunanza d’interessi, obiettivi di realizzazione comuni, la condivisione di una progettualità e una acquisita capacità di comunicare a livelli emozionali intensi.
Occorre essere “intimi”, l’intimità rappresenta uno degli elementi essenziali per dare continuità alla coppia, sviluppo e crescita al rapporto. L’intimità è frutto dell’insieme di numerose componenti e implica la capacità di entrare in contatto con le parti che strutturano la personalità.
Sul piano personale occorre prima essere in grado di entrare in contatto con sé stessi, “conoscersi” raggiungere il proprio nucleo profondo, sede del pudore, della vergogna delle fantasie; comporta l’acquisizione di stima e fiducia in sé, il raggiungimento di un proprio equilibrio personale, che consenta di “mettersi nella pelle dell’altro senza perdersi e ricevere l’altro senza sentirsi invaso” (Pasini,1990).
Terapia di coppia: solo se c’è distanza il dialogo è possibile
Il livello di differenziazione raggiunto, cioè la capacità di mantenere una chiara percezione di sé, sentirsi separati, mantenere il proprio spazio e la propria distanza, senza fondersi e confondersi nell’altro. Di (persone) due non se ne può fare una, se non al prezzo della fusione e confusione o della simbiosi, come nel rapporto madre-bambino.
Winnicott (1977), nel sottolineare l’importanza della relazione tra l’individuo e l’ambiente e nello strutturarsi della personalità individua nell’area intermedia o dell’illusione, lo spazio dell’intimità, quello spazio che corrisponde alla propria capacità di creare ed in cui la realtà interna ed esterna confluiscono e si integrano. Colui che, nella relazione oggettuale di coppia, vive la differenziazione come una minaccia, tenderà ad avvolgersi in una corazza per proteggere il proprio sé.
L’ideale dell’Io e lo scarto tra la realtà ed il tempo perduto
Chasseguet Smirgel descrive l’incesto (nel senso etimologico del termine, “colui che non è stato separato”) come miraggio e motore del comportamento umano. Secondo l’autrice l’uomo è continuamente spinto a ricercare una completezza ed una perfezione che risalgono ad un tempo lontano, un tempo che non comportava né desiderio, né perdita, un tempo che, rimane per tutto il resto della vita è in noi, come l’immagine dell’assoluta felicità.
L’ideale dell’Io è la testimonianza dello scarto tra la nostra attuale realtà e quel tempo perduto, scarto che l’uomo cercherà inutilmente di colmare dibattendosi nell’insopprimibile desiderio, per altro mai realizzabile.
Questa impossibilità è legata alla perdita del rapporto simbiotico con la madre, alla “perdita del seno”, non si potrà mai estinguere nell’uomo il desiderio di ritrovare l’onnipotenza perduta, di soddisfare quell’antico bisogno che torna a riproporsi.
L’avventura dell’innamoramento
All’innamoramento (Carlo e Rita Brutti 1998) ci spinge il sentimento di un’intollerabile mancanza, che si colloca fra la nostalgia di un’originaria ideale compiutezza e il desiderio di una nuova edizione nella coppia.
L’innamoramento è questo “mal d’amore” che ci stringe il cuore tra “nostalgia e anelito” (Chiozza,1998). Dalla possibilità che l’anelito assuma creativamente la nostalgia dipenderà l’avventura dell’innamoramento e il suo possibile riconoscersi nell’amore. La forza dell’innamoramento diventa accecante. Se “l’affetto pien di desir” (Carlo e Rita Brutti, 1998), non va a cercare il bene, ma si limita a sovrapporsi “illusoriamente“a qualsiasi oggetto d’amore, rivestendolo di quel desiderio che lo fa credere il bene cercato.
Qualunque sia la configurazione esteriore del far coppia, essa si avvicina all’“ideale di coppia”, quando tale configurazione rappresenta la risposta al radicale “sentimento d’incompiutezza” che ognuno vive in profondità e che costituisce la spinta concreta a uscire fuori di sé, dalla propria solitudine per incontrare l’altro.
E’ questo processo ad avviare la“storicizzazione” dell’incontro con l’altro, immettendoci nelle vicissitudini di un’interazione, che solo se fedele alla sua ispirazione primigenia dell’origine degli esseri viventi, realizza autenticamente l’ideale.
La terapia di coppia e il desiderio ritrovato
La coppia in crisi ha necessità di essere aiutata a comprendere e modificare le proprie dinamiche disfunzionali, per tale motivo le coppie in crisi, decidono di intraprendere una terapia di coppia, quando iniziano a sentirsi infelici e sperimentano conflitti, momenti di ansia e tensione.
Una corretta terapia di coppia, se condotta da uno psicoterapeuta e sessuologo di lunga formazione ed esperienza, può tener conto dei punti sopra descritti e condurre i partner verso una crescita psichica individuale. Durante il percorso terapeutico è possibile modificare la dinamica e l’interazione fra i partner, creando nella coppia la giusta distanza, cambia la geografia della coppia e, viene ritrovato l’Eros perduto.
La terapia di coppia risolve i disturbi della sessualità somatizzati o spesso incistati, in una comunicazione ristretta o impossibile, fa rinascere e crescere l’eros, insieme al desiderio perduto nella coppia.