Lezioni di piano film del 1993 scritto e diretto da Jane Campion Titolo originale:“The Piano” con Holly Hunter, Harvey Keitel, Sam Neill, Anna Paquin, Kerry Walker, Genevieve Lemon.
Lezioni di piano film misterioso e violento
Lezioni di Piano unisce romanticismo e sensualità ad uno stile forte e raro. Ambientato nella metà dell’Ottocento Ada McGrath, una donna di 40 anni scozzese, affetta da un mutismo elettivo, viene mandata in Nuova Zelanda per unirsi, ad un colono inglese Alistair Stewart, insieme a sua figlia Flora. Ada comunica col mondo solo attraverso la bambina, che conosce la lingua dei segni britannica, e attraverso le note della musica del suo pianoforte. Alistair, il promesso sposo, rifiuta di prendere lo strumento e lo vende a Bains, socio in affari, al quale Ada inizia a dare lezioni di musica.
L’incontro con il marito: lui è impacciato, burbero, mostra difficoltà di interazione con questa strana donna e attiva da subito la sua rabbia, rifiutandosi di recuperare pianoforte lasciato sulla spiaggia. Il tempo inclemente e la mole dell’oggetto renderebbero necessario un secondo viaggio dei māori, per il quale Alistair non intende pagare.
Il film rievoca l’impetuoso romanticismo alla Emily Brontë(i) e le selvagge atmosfere di Cime tempestose per raccontare un’appassionata storia d’amore, sullo sfondo di suggestivi paesaggi battuti dalla pioggia e bagnati dalle onde dell’Oceano Indiano.
La sceneggiatura è ispirata al libro di Jane Mander
Lezioni di piano è incentrato sulla figura di Ada McGrath (Hunter) All’inizio del film la voce che sentiamo non è la sua voce, ma i suoi pensieri, essendo la donna, muta fin da bambina. Per Ada la sola forma di espressione con il mondo esterno è il pianoforte, attraverso il quale riesce a dar sfogo alle sue emozioni più intime. Fino al momento in cui musica ed erotismo si legheranno in un intreccio inestricabile, quando lei accetterà di dare lezioni private al rude George Baines (Harvey Keitel, considerato poco più che un selvaggio, per i forti legami con la popolazione nativa), allo scopo di riacquistare lo strumento che suo marito Alistair (Sam Neill), aveva deciso di vendere, e che susciterà in seguito, la sua violenta gelosia. Bains conoscendo Ada ne subisce il fascino, tanto da chiedere e ottenere da Alistair il permesso di trasportare il pianoforte nella propria capanna per poter rivedere la donna.
Il pianoforte stagliato contro il mare in tempesta
Questo fotogramma citato rappresenta il senso di abbandono di Ada e il suo invalicabile silenzio, nella bufera della vita, che cela il suo tumulto interiore di pensieri ed emozioni, dolore e ostilità nei confronti del marito.
Baines propone ad Ada inscenando un feticistico gioco di seduzione, un patto segreto, chiede il permesso di starle accanto, con delle proprie fantasie erotiche, mentre lei suona per lui. In cambio Ada si guadagna un tasto del pianoforte a ogni visita, accettando di lasciarsi guardare, toccare, amare.
Baines si renderà conto che attraverso questo genere di “contratto” la donna non si innamorerà di lui e, decide di restituirle il pianoforte ponendo fine ai loro incontri. La resa di Baines segna la capitolazione di Ada che, privata delle sue attenzioni, torna spontaneamente a cercarlo e ne diventa l’amante.
Flora, rivelerà tutto ad Alistair il marito, gelosa delle attenzioni della madre per Baines. Alistair sentendosi tradito dalla moglie, sotto gli occhi della figlia taglia un dito di Ada con un’accetta in modo che non possa suonare mai più. In seguito a questo traumatico episodio Ada si ammala e la sua salute peggiora di giorno in giorno.
Lezioni di piano: la vittoria della vita sulla pulsione di morte
Alistair capisce il sentimento che lega Ada a Baines e la lascia libera di andarsene con lui. Ada, Baines, Flora e il pianoforte riprendono il mare verso una nuova vita, ma all’improvviso Ada chiede che il piano venga gettato in mare e fa in modo che un piede le rimanga impigliato nella fune. Il peso dello strumento la trascina in acqua. Sembra un tentativo di suicidio, ma Ada, mentre precipita nelle profondità del mare, lasciandosi trascinare nelle acque buie e silenziose, comprende che non è questa la soluzione alla sua infelicità e decide di riemergere. Mentre il pianoforte, strumento della sua rinascita alla vita e all’amore, rimane in fondo all’oceano. In quel momento Ada dà l’addio alla sua vecchia vita, alla sua anima antica a un passo dall’annullamento come una crisalide, si libera del Sé per riaffiorare dalle acque, rinnovata e consapevole di un nuovo Io. Andranno a vivere a Nelson, Baines modellerà per Ada un dito di metallo affinchè lei possa tornare a suonare. Nel clima di maggior tranquillità Ada si eserciterà anche a parlare.
La sensualità nel rapporto fra Ada e Baines, accompagnano tutta la narrazione con le splendide immagini delle coste della Nuova Zelanda, che rappresentano il conflitto fra desiderio e paura, civiltà e natura, amore e morte.
Lezioni di Piano è un testamento sull’esplorazione dell’universo femminile, una sinfonia di suoni e immagini perfetta, l’esaltazione del lato romantico e sensuale di un’esistenza solo apparentemente compromessa dall’assenza della parola.
Lezioni di piano: viscerale e delicato, poetico e brutale
Ada, Holly Hunter comunica con occhi caldi e le espressioni del viso, mostrandosi perfettamente all’altezza del ruolo di pianista, poiché è lei a suonare in modo trascinante e ipnotico le vibranti note del piano.
La fotografia, cupa come il mare in tempesta, e le note che Michael Nyman dona al pianoforte di Ada sono motivi incantevoli proteiformi, ipnotici e struggenti che creano atmosfere e sottolineano momenti intensi.
L’eros come strumento di colonizzazione
La regista neozelandese farà emergere fin dalla prima scena del tumultoso sbarco alcuni temi fondamentali: il pianoforte diventa un simbolo della cultura che riesce a parlare, attraverso la musica avvicinando gli esseri umani. Il film è un utopica ed efficace metafora che lei riadatta a una storia che riguarda la sua terra di provenienza, ritrae quell’ angolo inospitale della sua splendida terra per farne un elemento narrativo e simbolico: il mare e la foresta rappresentano le prove che la protagonista dovrà affrontare, nelle quali si respirano echi western tra le pieghe e i merletti di un romanzo ottocentesco. La Campion da sempre interessata ai temi del femminile e della sessualità appare forse a tratti ancora acerba nel suo tratteggiare i protagonisti con poca cura.
Fin troppo misterioso Baines nelle sue oscure dinamiche sessuali, il povero ma crudele marito, che preferisce fare il voyeur sotto le assi della capanna di Baines, piuttosto che interrompere l’idillio o tentare in qualche modo di conquistare l’affetto della moglie.
Il feticismo fa del pianoforte, un oggetto metonimico
Il feticismo esplode sullo schermo quando Harvey Keitel sfiora il mobile e i suoi tasti in tutta la sua possente nudità. Nel XIX secolo le persone non disponevano d’informazioni sulla loro stessa sessualità che risultava perciò un territorio sconosciuto, tabù culturali e la mancanza di aspettative in fatto di corteggiamento esponevano a reazioni estreme, frutto della scoperta della propria fisicità e di quella forza irrefrenabile che si scatena nell’interazione tra corpi e sentimenti. Il richiamo primordiale di una parte interiore così preponderante, istintuale, in un epoca in cui se ne negava persino l’esistenza, coglie impreparati.
La rigogliosa selvaggia vegetazione che avvolge le coste su cui sbarcano Ada e Flora e nella quale sono costrette a passarci la prima notte, la foresta di arbusti secchi e bruciati che affonda nel fango, la vegetazione del bush australe, così simile agli abissi sottomarini, sono tutte espressioni visive dei sentimenti e del dramma in atto sullo schermo.
Rendere muta la protagonista è rinuncia a un ruolo?
Diviene invece una sorta di affermazione dell’identità femminile in una società, quella vittoriana, maschilista e conformista, dove non si deve parlare né esprimere alcuna passione, anche se i personaggi le vivono. Ada non è silenziosa, comunica gli stati d’animo suonando il pianoforte che diventa la materializzazione della propria anima.
La relazione dominatrice tra Ada e il marito
La Campion inquadra Keitel in un nudo frontale – che va alla scoperta del corpo di Ada con un gioco di scambi attraverso i tasti del pianoforte, confrontata alla sessualità repressa di Stewart, che più volte impedisce alla moglie di andare fino in fondo, nascondendosi nei suoi indumenti intimi, e al contrario usarle violenza in un rapporto di forza, dove è il maschio nel talamo coniugale a essere parte attiva, mentre alla donna è riservato solo un ruolo passivo e dimesso
Lezioni di piano va visto con la pancia
Il film è fatto per essere visto con gli occhi, non ascoltato con le orecchie, Ada non parla, ma agisce con le mani, gli occhi, i movimenti del capo, fa cose imprevedibili e scelte azzardate. La sceneggiatura è nelle immagini più che nei dialoghi, negli sguardi di Ada, nelle manone impacciate di Baines, nel nervosismo guardingo con cui Stewart si pettina, nelle apparizioni silenziose dei maori e nell’invadenza epica degli elementi naturali, quando i toni bruni, terrosi e grigi che segnano tutto il film all’improvviso si illuminano nella sequenza finale, chiara e solare, di Ada pacificata.
Da valutare la severità dell’immagine apparente di Ada, dei suoi abiti scuri, delle sue impalcature di sottogonne, delle sue acconciature tirate e dei suoi gesti duri, contro il suo abbandono palpabile alla musica e alla complicità (fatta anche di vicinanza tattile) con la sua bambina. La rozzezza analfabeta di Baines che scopre la passione attraverso la musica e la bellezza dell’immagine di madre e figlia sulla spiaggia; e ancora, il contrasto esplosivo di quest’uomo che pronuncia la dichiarazione d’amore più toccante sentita al cinema negli ultimi anni: “Ada, io non mangio più, non dormo più. Perciò, se sei venuta e non senti niente per me, per favore vattene”, e la domanda di Stewart a Baines, “Ada ti ha mai parlato?” Potrebbe essere un film muto e non perderebbe nulla nella definizione dei caratteri e della storia.
E come Coppola rivela la storia d’amore che era sepolta sotto la sensualità della mitologia vampirica, così la Campion materializza visivamente la sensualità che scorreva a fiumi tra le parole d’amore delle scrittrici vittoriane, e proprio attraverso il sesso riscatta la sua eroina dalla morte inevitabile. Come l’ immagine che la regista sceglie del lento inabissarsi di Ada, legata al suo pianoforte tra le vesti scure che fluttuano, poi si libera e risale. Sceglie cioè l’unica cosa che le eroine vittoriane non potevano permettersi: di vivere con i propri impulsi, anziché morire per essi. Potremmo dire che l’esplorazione romantica della regista è più sensuale, più analitica rispetto alla forza dell’erotismo. Il che aggiunge una dimensione ulteriore”.
C’è la sensualità di Stewart, scoperta all’improvviso attraverso la sua femminile sottomissione alle esplorazioni maschili di Ada, e tanto acuta da consentirgli di “sentire” la voce della donna e di rinunciare perciò alla proprietà, al diritto, alla morale, in uno di quei supremi gesti di abnegazione che il melodramma vuole femminili. E c’è l’erotismo palpabile trasmesso continuamente dalle figure dei maori, dalla vegetazione, dall’oceano, dai bambini. E sopra tutto, a sintetizzare la finezza e la “diversità” di un film c’è quel primo contatto fisico tra Baines e Ada, il dito di lui che tocca la pelle bianca di lei attraverso il buco nella pesante calza nera, un attimo che racchiude un mondo di pensieri, sensazioni, emozioni.