Matrimonio bianco e vaginismo: Valeria, 40 anni, 10 anni di matrimonio, 7 di fidanzamento, con voce tremante afferma: “non ho mai avuto un rapporto sessuale completo”
La prima notte di nozze una forte crisi di nervi, in seguito ogni volta che lui si avvicinava: “non riuscivo neppure ad aprire le gambe, se mi toccava saltavo come un camaleonte, ho paura del dolore.”
Le poche volte che ha provato, dicevo: “sei sicuro che vada lì”, non sapevo come ero fatta, nessuna curiosità sul mio corpo, totale disinteresse verso l’autoerotismo”.
Dopo è sembrato non importasse più, eravamo tornati alla sessualità di sempre, rapporti orali, masturbazione e orgasmo.
Matrimonio bianco e vaginismo primario
Una notte, Giuliano “in preda ad un attacco di panico” confessa di non reggere più la situazione di coppia: “senza figli, senza progettualità, con l’angoscia del vuoto, della solitudine e della vecchiaia”. Da allora l’ansia, il panico si ripetono, così come gli attacchi aggressivi nei confronti della moglie, la quale afferma:ho paura di perderlo, voglio riparare, prima che sia troppo tardi.”
Di fronte alla richiesta della Sessuologa di effettuare una terapia di coppia,Valeria risponde:“voglio fare tutto da sola, non voglio disturbarlo, lui non c’entra!”
Approccio integrato sesso-corporeo e sesso-dinamico
Il matrimonio bianco e il vaginismo implica come obiettivo principale della terapia di tranquillizzare, stringere un’alleanza terapeutica con la paziente, affinchè la componente fiducia cresca reciprocamente.
Nel caso specifico, l’intensità emotiva, il clima, e il pathos del setting è vibratile si alterna a lacrime e sorrisi, Valeria porta tutta la sua vergogna e inadeguatezza sessuale, insieme ad una forte motivazione.
Analisi delle resistenze nella terapia del matrimonio bianco e del vaginismo
Nel Matrimonio bianco e nel vaginismo superate le resistenze iniziali, le prime tappe della terapia scorrano veloci: respirazione, rilassamento, coscientizzazione delle sensazioni, decontrazione, desensibilizzazione. Presto si completano gli esercizi di auto penetrazione con le dita, finché superato con successo il primo livello della terapia, viene chiesto di iniziare le sedute assieme al marito, ma lui non si presenta agli appuntamenti, adducendo motivi di lavoro. Valeria è smarrita, si sente sola, sebbene felice per gli step raggiunti, ma non può condividerli col partner.
La Terapeuta si interroga sul significato psicologico del comportamento di Giuliano che nonostante il panico avuto come segnale inconscio, desidera mantenere nella coppia la dinamica nella quale lui gioca a fare il grande (partner-genitore), ma in realtà è piccolo e accudito in tutto dalla maglie-madre.
Pressato dalle richieste della moglie circa le prescrizioni e gli esercizi di focalizzazione sensoriale, il marito afferma che: “sono meccanici, devi farli da sola, una volta pronta, sarà possibile provarli insieme”, e continua la sessualità di sempre.
La terapeuta, gestendo il sentimento di aggressività che il boicottaggio alla terapia produce, pensa che Giuliano alberghi in sé una sensazione di castrazione e che l’idea di penetrare la vagina possa trasmettergli qualche angoscia.
La sessuologa contiene e sostiene Valeria, de-colpevolizzandola e mostrandole che non solo lei, ma anche il marito potrebbe avere in merito alla penetrazione qualche forma di disagio psicologico.
Nella coppia manca la comunicazione, Valeria non chiede alcuna spiegazione al marito circa il suo comportamento, per la paura di ferirlo. Nelle sedute successive si mantiene la rotta lavorando sulla crescita psicologica di Valeria, sulla necessità di uscire dal ruolo di dipendenza dal marito-genitore, probabilmente materno, vista la componente femminile e anaggressiva del marito, per iniziare un dialogo e un confronto vero nella coppia.
Nel matrimonio bianco e nel vaginismo è utile permettersi che emozioni e sentimenti circolino nella comunicazione di coppia, inclusa la manifestazione della rabbia, di solito inespressa, per aprire un “nuovo” nella vita della coppia.
Dopo cinque mesi nei quali la terapeuta privilegia con Valeria il lavoro sull’aggressività, l’autenticità e lo scambio, improvvisamente, portato braccetto da lei compare Giuliano sulla porta dello studio.
Nelle sedute di coppia viene offerto ai partner tutta l’accoglienza e il contenimento necessario, si respira ormai un aria nuova.
L’attaccamento affettivo ed emotivo sviluppato nell’ incontro psicologico con una madre-terapeuta eclettica e permissiva restituisce a Valeria fiducia, identità e libertà,
Ascoltando il transfert e le modalità comunicative della paziente, quali: corpo, gestualità, tono, timbro, volume della voce, ritmo e musicalità nell’ascolto, la terapeuta avverte che Valeria ce la può fare.
Non potendo tradire la fiducia che la paziente aveva investito nel “rapport”, insieme alla possibilità di diventar donna, lasciatale intravedere dalla terapia e grazie all’amore di transfert si verifica il salvataggio della terapia.
Prende forma la strategia d’intrattenersi con la paziente sulla crescita psichica, per consentirle di assumere autorevolezza e spessore col marito, richiamandolo alla sua responsabilità di concludere insieme il trattamento.
Il lavoro psicoterapeutico verte adesso sulla trasformazione della dinamica nella coppia e dei reciproci ruoli sessuali.
Il matrimonio bianco e il vaginismo rispecchia tutte le caratteristiche de “la bella addormentata nel bosco”, ha scelto un partner inoffensivo con cui relazionarsi in termini parentali, forse ognuno di loro rappresenta reciprocamente la propria madre oblativa.
Cura del vaginismo
Il disturbo presentato rientra nella classificazione da DSM IV-TR come Vaginismo Primario con una fobia della penetrazione (soprattutto dovuta a ignoranza sessuale).
Nel trattamento svoltosi siamo posti l’obbiettivo:
- di eliminare la contrazione involontaria della muscolatura vaginale, che impediva la penetrazione attraverso la desensibilizzazione graduale.
- di modificare l’emozione disturbante, attraverso esercizi di visualizzazione ed indagine sui fantasmi femminili, relativi alla sessualità.
- di modificare l’immagine terrifica della penetrazione e l’idea ad essa associata del dolore.
Restano da risolvere gli aspetti collusivi della relazione di coppia, implicati nella patologia del comportamento sessuale, attraverso l’analisi della sua struttura nei termini di una crescita identitaria e nell’identificazione responsabile del proprio ruolo nella coppia.