Surya Namaskara, è il saluto al sole
Psyche e Yoga: in Sanscrito Surya significa sole, mentre Namaskara significa saluto. Il saluto al sole c’è stato tramandato dai saggi illuminati dell’età vedica ed è inteso come un’atto di devozione verso il sole, che rappresenta la coscienza spirituale o Coscienza cosmica.
Chandra Namaskara, è il saluto alla luna, Hatha Yoga unione del maschile e femminile.
Il saluto al sole viene praticato non solo per venerare il sole, ma soprattutto per risvegliare la consapevolezza in noi stessi. La versione moderna di questa sequenza è orientata alla cultura fisica dell’antichissima pratica di prostrazione al sole. Esistono altre sequenze come il Saluto alla luna, Chandra Namaskara, che invita a inchinarsi e coltivare l’energia lenitiva della luna, e si pratica la sera. La parola Hatha Yoga indica la via del corpo, è composta da ha (sole) e tha (luna), dualità e opposti, che mirano attraverso la pratica ad essere riuniti per funzionare in armonia, quindi Yoga è soprattutto unione del maschile e femminile.
Surya Namaskara è un’atto di devozione al sole
Nello Yoga il sole è rappresentato da Pingala nadi, il canale pranico che trasporta la forza vitale e sostiene la vita. Pratica quest’ultima molto potente ed esoterica, tanto che, veniva praticata dagli antichi guerrieri indiani, prima di ogni battaglia. Surya Namaskara è anche sadhana, ossia una pratica spirituale, include asana, pranayana, mantra e tecniche meditative. Genera prana, ossia l’energia sottile che attiva il corpo psichico. Il momento ideale di praticare Surya Namaskara è all’alba, a stomaco vuoto o al tramonto, sempre rivolti verso il sole. I benefici di questa pratica sono innumerevoli: rinforza la schiena, rende flessibile il corpo, equilibra tutti i sistemi del corpo, il metabolismo, il sistema riproduttivo, respiratorio, circolatorio e digestivo, lavora sulle ghiandole endocrine.
Il sole simbolo di luce
Il sole, per la psicologia analitica simbolizza la luce, il calore, il tepore, la purità, e la leggerezza. (Jung, 1953/1968) Come simbolo di luce, il sole si riferisce alla coscienza, la consapevolezza e la conoscenza, oltre ai contenuti psichici, che emergono dall’inconscio per diventare consci.

Carl Gustav Jung
Già Carl Gustav Jung, lo psicoanalista svizzero, sopra menzionato, nel lontano 1936, scrisse il saggio: Lo Yoga e l’Occidente*, il suo contributo lo rivolse al convegno di Calcutta, in occasione del centenario della nascita del grande maestro e santo indiano Shri Ramakrishna. In questo saggio, Jung raggiunse il cuore della complessa relazione tra noi occidentali, moderni e postmoderni, e lo yoga, pronunciandosi sul significato che lo yoga ha in occidente, attraverso le seguenti parole:
”Da noi la mancanza di una regola [interiore] è tale da confinare con l’anarchia psichica; perciò ogni pratica religiosa o filosofica promette una disciplina psicologica, cioè un metodo d’igiene psichica…I numerosi esercizi Yoga esclusivamente fisici rappresentano un’igiene fisiologica, molto superiore alla solita ginnastica e agli esercizi di respirazione, in quanto non è soltanto scientifico-meccanica, ma anche filosofica… Attraverso gli esercizi, essa mette il corpo in contatto con l’interezza dello spirito, come risulta dagli esercizi del Pranayama, in cui il Prana è al tempo stesso il respiro, e l’universale dinamica del cosmo.…Quando l’azione del singolo è contemporaneamente un evento cosmico, l’emozione fisica (innervazione) si collega con quella spirituale (idea universale). Ne deriva una vivente interezza, che nessuna tecnica, per quanto scientifica sia, potrà mai produrre… La pratica dello Yoga è impensabile e sarebbe anche inefficace senza le idee dello Yoga, e coinvolge a un punto raro, ciò che è del corpo e ciò che è dello spirito”.
Psyche e Yoga: Jung attraverso questo saggio pone alcune domande:
Perché lo yoga in Occidente? Perché cerchiamo lo yoga? Che bisogno ne abbiamo? Che cosa si aspetta il disincantato uomo d’occidente da questa disciplina millenaria? Che cosa ci dà addentrarci in un territorio fisico-psichico-spirituale che la nostra mente nei millenni non ha mai sviluppato?
Continua Jung: “Dico a quanti più posso: “Studiate lo Yoga; vi imparerete un’infinità di cose, ma non lo praticate, perché noi europei non siamo fatti in modo, da poter usare senz’altro quei metodi, come si conviene. Un guru indiano vi può spiegare tutto e voi potete imitare tutto. Ma sapete chi pratica lo Yoga? In altre parole, sapete chi siete e come siete fatti?”
Psyche e yoga, con queste parole Jung intendeva dire che…
Lo Yoga è una pratica spirituale, nata in Oriente, e in quanto tale ha dietro di sé una cultura e una filosofia millenaria. Dietro ogni guru indiano, c’è un mondo spirituale, una profondità, un’esperienza di vita e una conoscenza, che certo noi non possediamo. Comprendendo il messaggio della “psicologia analitica”, lanciatoci da Jung, oltre ottanta anni fa, e cioè che la pratica non può essere solo fisica, (yoga fisico), ma necessita di una crescita psichica individuale. Quindi di uno studio profondo sulla conoscenza di noi stessi, implicante un percorso d’individuazione e coscientizzazione del Sé, che ci consenta di sviluppare in ognuno di noi quei territori, di cui abbiamo molto bisogno, se la pratica di asana, pranayama e dharana ha conquistato milioni di occidentali, ed è sempre più richiesta.
Yoga significa fermati ed ascolta!
Yoga significa fermarsi ed ascoltare, fare il vuoto nella mente, andare verso l’interno di noi stessi. Il motivo per cui tale pratica ha preso piede in occidente, ha a che vedere con “il fare” della società capitalistica e compulsiva, proiettata sull’apparire e rivolta esclusivamente verso l’esterno. Lo Yoga moderno oggi trova una ragion d’essere, imponendo lo sviluppo di una capacità riflessiva della mente, la quale immersa in un eccesso di stimoli, non riesce più a dare senso alla propria vita.
Psyche e yoga: in sintesi lai pratica yoga oggi affonda le sue radici nella tradizione indiana, ma è anche uno yoga occidentale-fisico, che ha dovuto subire influenze e mediazioni ginniche, diffusesi all’inizio del secolo scorso, in conseguenza del dilagare di una vita sedentaria, si è affermato un’interesse specifico per la pratica yoga. Alla fine dell’ottocento, quando lo yoga fece la sua apparizione in Occidente, si riferiva ad un fenomeno culturale anti-sistema, di opposizione ideologica, appartenendo a gruppi di persone alternative, mentre oggi lo yoga si è radicato nella cultura di massa, perdendo il suo carattere di controcultura.
Psyche e yoga: gli effetti psico-fisici della pratica
Lo yoga è una filosofia di vita, che grazie allo specifico delle sue posizioni, chiamate Asana, che hanno nomi legati alla natura o agli dèi, quali: “cane a testa in giù”, “arco”, “pesce”... riplasma i neuroni del cervello, attraverso la respirazione yogica o respirazione ujjayi, raggiunge i chakra e rende la psiche più lucida. Diminuendo l’attività dell’amigdala, responsabile dell’ansia e del panico, aumenta l’attività del sistema nervoso parasimpatico, che ha il potere di calmare e lasciar riposare.
Questa splendida e intramontabile pratica, sperimentata da milioni di praticanti yogi nel mondo, getta un ponte tra Oriente e Occidente, psyche e corpo, indicata e prescritta dagli stessi “Psicologi”, i quali conoscono gli aspetti benefici dell’auto-cura, grazie agli apprendimenti che i soggetti ne ricavano attraverso la pratica, rinunciando spesso definitivamente al farmaco,
*Carl Gustav Jung, Opere, vol. 11, Psicologia e religione, Boringhieri, Torino, 1979, pp. 541-548; reperibile anche in Carl Gustav Jung, La saggezza orientale, 1983, Bollati Boringhieri Editore, Torino, pp. 32-41. Traduzione di Elena Schanzer eLuigi Aurigemma. La prima edizione di Lo Yoga e l’Occidente venne pubblicata, in inglese, a Calcutta nel febbraio 1936.