A causa del ritiro sociale in adolescenza, sono sempre più numerosi i genitori che si rivolgono agli psicoterapeuti per riuscire a staccare i loro figli iperconnessi a un PC o al social network, o Snapschat, assorbiti dalla rete e incuranti di relazioni sociali e persino impegni scolastici.

L’utilizzo di internet, così come dei videogiochi oggi, può rappresentare un problema per l’adolescente, ma occorre valutarlo in considerazione al tempo di esposizione impiegato, poiché per converso, può rappresentare un espediente odierno di crescita evolutiva, prima ancora di definirlo abuso o una condizione patologica di dipendenza: “Internet addiction”.

Nel ritiro sociale in adolescenza il tener conto delle ore di connessione da parte dei genitori, rappresenta una buona sensibilizzazione e prevenzione in relazione al rischio della dipendenza da internet.

Alcuni genitori tendono ad avvallare acriticamente una lunga immersione, da parte dei loro figli nella rete, sebbene rivolta esclusivamente alla ricerca compulsiva su internet, senza condividere attività comuni con altri, scambiare opinioni con amici sui social o nei forum.

Internet in adolescenza gioca a discapito della realtà?

Dobbiamo tener conto del fatto che i nostri adolescenti, nativi digitali  vivono in una società narcisistica, giocata sulla risposta immediata allo stimolo, sull’immagine e sull’esternazione di tutto ciò che è privato; crescono, calati in una società iperconnessa, dove l’utilizzo della rete riguarda tutti, adulti inclusi, all’interno della medesima famiglia.

L’interesse e l’attenzione dell’altro sul social network assume per il ragazzo un carattere determinante, così come la stima e il valore del proprio viene calibrato attraverso like e follower, pertanto non possiamo patologizzare il ricorso alla rete, a prescindere da quanto esposto, per i figli del nostro tempo.

Che senso dare all’utilizzo di internet nel ritiro sociale?

L’utilizzo della rete da parte degli adolescenti rappresenta la “nuova normalità” dei “millennials”, ma quando emerge una dipendenza patologica da internet si riscontrano sofferenza e disagio in varie aree del funzionamento psichico, come accade nelle dipendenze da sostanza.

L’abuso della rete determina quadri psicopatologici di ritiro sociale, essendo la rete estremamente attrattiva per i giovani, poiché costituisce quello spazio intermedio tra azione e pensiero, dove immagine e pensiero fantastico si sovrappongono, come nella ludopatia che offre un’esperienza di fantasy intensa.

Nel ritiro sociale, la realtà virtuale gioca un ruolo importante avendo la capacità di stimolare nel ragazzo più sensi allo stesso tempo, questo si verifica, ad esempio, nell’identificazione col protagonista: l’Avatar  incarnazione fisica d’un essere celeste o trascendente, che stimola e arricchisce la fantasia dell’adolescente.

L’Avatar, rappresenta il Sé adolescenziale che calato in un contesto virtuale è capace di svolgere e stimolare istanze conflittuali ed evolutive tipiche di questa fase. Molti videogiochi si basano sulla costruzione del personaggio Avatar e nello svolgimento del gioco viene data la possibilità di investirlo di particolari poteri, trasformando la rete in un metaspazio simbolico fra agito e pensato.

Il vissuto corporeo dell’adolescente, sempre difficile e complicato in questa fase e la definizione della sua identità, trovano sulla rete nuovi spazi, che sostituiscano le piazze, i cortili, e le corti di una volta.

Anche le condotte di sexting cioè l’invio e la condivisione di testi, video o immagini sessuali, proprie o altrui, da parte degli adolescenti, esprimono bisogni di conferme di rispecchiamento circa il proprio corpo in via di trasformazioni, spesso vissuto come inadeguato o deludente rispetto alle attese idealizzate, nel timore di non sentirsi accettato. Così la rete diviene teatro di agiti e di fantasie, emettendo in scena il dolore e il disagio adolescenziale.

Ritiro sociale e internet quale ruolo giocano sui bisogni evolutivi dell’adolescente

L’adolescente oggi attraverso il mezzo può sperimentare parti di sé inespresse, fragili o sperdute, come avviene nelle condotte di ritiro a livello sociale, dove internet rappresenta l’unica realtà con la quale interagire.

Gli hikikomori, esprimono bene il disagio adolescenziale, tale fenomeno, nato in Giappone, ma sviluppatosi anche in Italia, riguarda adolescenti con ottimi profitti scolastici, bambini molto valorizzati per le loro capacità, che nelle scuole secondarie si imbattono in esperienze traumatiche con i coetanei,  che esplodono per difetti fisici ed estetici, per delusioni amorose, per episodi di bullismo o iperbullismo.

Questi ragazzi umiliati dagli eventi, immersi nel ridicolo, si sentano inadeguati e decidono mortificati di ritirarsi dalla scena scolastica, senza mai riuscire a superare il sentimento di vergogna e il blocco.    Si ritirano dentro la propria camera, che diventa una cella, negando l’ingresso anche ai loro genitori.

Per l’ adolescente che si ritira socialmente, internet diventa una risorsa, una sorta di contenimento del proprio dolore. La rete diventa indispensabile per mantenere un contatto col mondo, con l’informazione, con altri adolescenti, almeno virtualmente, nella condivisione di giochi di ruolo e multiplayer, e relazioni virtuali, essi evitano il break down psicotico, assumendo l’uso e il consumo della rete l’unica difesa possibile nei confronti della loro emorragica ferita narcisistica.

Quale rimedio e quale cura nel ritiro sociale?

Il ritiro sociale in adolescenza impone un  trattamento psicologico, delicato e difficile; questi adolescenti non si lasciano avvicinare, se non dopo un periodo di lavoro psicoterapeutico, svolto con i loro genitori.

In un secondo tempo sarà possibile, per la psicologa esperta, cercare un contatto con l’adolescente, che avverrà passando attraverso la sua stessa vita virtuale, rispettando paure e difese individuali, la psicoterapeuta potrà agganciare un percorso di crescita psichica, che permetta al soggetto di riemergere alla vita.

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