Vulvodinia e insuccesso terapeutico: Valeria, 40 anni, alta, magra, scura, occhi azzurri, avanza nello studio con un’aria infantile e spaventata, guardandosi intorno. Il respiro ansioso, siede in cima alla poltrona, un piede avanti uno dietro, pronta a scappar via da un momento all’altro. La testa china, lo sguardo fermo a terra, con voce tremante afferma: “non ho mai avuto un rapporto sessuale completo!”
10 anni di matrimonio, 7 di fidanzamento, siamo cresciuti insieme, nessun tentativo di rapporto sessuale. La prima notte di nozze una forte crisi di nervi, in seguito ogni volta che lui si avvicinava, non riuscivo neppure ad aprire le gambe. Se mi toccava lì, saltavo come un camaleonte: “ho paura di sentire dolore!” Ho sempre sofferto d’infiammazioni, cistiti, vaginiti, la ginecologa mi parla di vulvodinia. Le poche volte che lui ci provava, dicevo: “sei sicuro che vada lì”, non sapevo come ero fatta, nessuna curiosità sul mio corpo, un totale disinteresse verso l’autoerotismo”. In seguito è sembrato non importasse più, eravamo tornati alla sessualità di sempre: rapporti orali, masturbazione e orgasmo .
in vacanza a Copenaghen, una notte, Giuliano mi sveglia, “in preda ad un attacco di panico”, confessa di non reggere più la situazione di coppia: “senza figli, senza progettualità, con l’angoscia del vuoto, della solitudine e della vecchiaia”. Da allora l’ansia, il panico si ripetono, così come gli attacchi aggressivi nei miei confronti: “ho paura di perderlo, voglio riparare, prima che sia troppo tardi!”
Giuliano in seduta si mostra taciturno, distaccato poco credibile, fa lunghe circonvoluzioni, risultando molto difeso. Di fronte alla proposta della terapeuta di una terapia di coppia Valeria risponde: “voglio fare tutto da sola, lui non c’entra!”
Vulvodinia e insuccesso terapeutico, nasce una corrente contro-trasferale
Questa corrente negativa suggerisce alla terapeuta, l’inutilità di un lavoro col marito e confortata dalla necessità di dedicare le prime sedute alla donna, crea con lei accoglienza e rapporto. L’obiettivo principale è stringere un’alleanza terapeutica, dove la componente fiducia cresca reciprocamente. Il clima del setting è vibratile, alternando lacrime a sorrisi, Valeria porta tutta la sua vergogna e inadeguatezza sessuale insieme ad una forte motivazione.
Superate le resistenze iniziali, le prime tappe della terapia scorrano veloci: respirazione, rilassamento, coscientizzazione delle sensazioni, decontrazione, desensibilizzazione e riabilitazione del pavimento pelvico, per ridurre il tono della muscolatura perivaginale. Superato con successo il primo livello della terapia, viene proposto a Valeria d’iniziare le sedute assieme al marito, ma lui non si presenta agli appuntamenti, adducendo motivi di lavoro. Valeria è smarrita, si sente sola, sebbene felice dello step raggiunto, ma non può condividerlo con lui.
La psicologa comincia ad interrogarsi sul significato dinamico del comportamento del marito, egli gioca a fare il grande (partner-genitore) nella coppia, ma in realtà è piccolo e accudito in tutto dalla maglie-madre. Sono ormai evidenti i problemi di virilità e desiderio sessuale. Giunti alla prescrizione degli esercizi di focalizzazione sensoriale da svolgersi in coppia, lui risponde accampando scuse: “sono stanco, sono nervoso! ”. Finché pressato dalle richieste della moglie afferma di non volerli eseguire, in quanto troppo meccanici.
Angoscia di castrazione ed evitamento erotico
La terapeuta, pensa che Giuliano alberghi in sé un sentimento di castrazione e che l’idea di avvicinarsi eroticamente a Valeria possa mettergli angoscia. La terapeuta sostiene la moglie de-colpevolizzandola e le mostra che non solo lei, ma anche Giuliano manifesta qualche forma di disagio psicologico, sebbene tenda a negarlo.
La crescita psicologica
La meta-comunicazione sui vissuti e sentimenti, nella coppia, è assente, lei non chiede alcuna spiegazione al marito, per la paura di ferirlo. Nelle sedute successive si lavora sulla crescita psicologica di Valeria, sulla necessità di uscire dalla dipendenza dal marito-genitore, probabilmente materno, vista la sua componente anaggressiva, per iniziare un dialogo e un confronto vero nella coppia. La terapia attiva emozioni e sentimenti nella coppa, fra i quali la rabbia, da sempre inespressa, e inaugura un nuovo nella vita dei due partner.
Dopo cinque mesi di standby nei quali viene privilegiato con Valeria il lavoro sull’aggressività, l’autenticità e lo scambio, ad un appuntamento compare Giuliano, portato con evidente orgoglio a braccetto della moglie. Alla coppia viene offerta tutta l’accoglienza e il contenimento necessario, in questo momento si respira un’aria diversa nelle sedute, le quali non trascurano più la patologia sessuale del marito.
Trattamento individuale
L’attaccamento affettivo ed emotivo che la paziente sviluppa nell’ incontro con una madre-terapeuta eclettica e permissiva le restituisce fiducia, identità e libertà, impedendo l’abbandono del progetto terapeutico. Ascoltando il transfert, le modalità comunicative della paziente (corpo, gestualità, tono, timbro, volume della voce, ritmo) diventano musica nell’ascolto, il linguaggio si fa cassa di risonanza delle emozioni. Non potendo tradire la fiducia che la paziente aveva investito nel rapporto terapeutico, insieme alla possibilità di diventar donna, che la terapia le aveva lasciato intravedere, si procede ad un trattamento individuale, nonostante la defezione del partner.
Vulvodinia e insuccesso terapeutico: salvataggio della terapia
Grazie all’amore di transfert, al contatto che le emozioni della paziente evocano nel terapeuta, si verifica il salvataggio della terapia. Prende così forma la strategia d’intrattenersi con la paziente sulla crescita individuale e psichica, per consentirle di assumere autorevolezza e spessore col marito, richiamandolo alla sua responsabilità di concludere insieme il trattamento.
Giuliano adesso é molto più umile e autentico in rapporto in terapia, tutto ciò permette una maggiore comprensione indirizzando il lavoro verso la trasformazione della dinamica della coppia e dei reciproci ruoli sessuali. Valeria rispecchia tutte le caratteristiche della “bella addormentata nel bosco” scegliendo un partner inoffensivo con cui relazionarsi in termini parentali; ognuno di loro rappresenta reciprocamente la propria madre oblativa.
Restano da risolvere gli aspetti collusivi della relazione di coppia implicati nella patologia del comportamento sessuale, a favore di una crescita identitaria e nell’individuazione del proprio ruolo nella coppia.
La vulvodinia, è una condizione patologica diffusa e molto taciuta dalle donne, caratterizzata da dolore in sede vulvare, definibile come un disturbo dei genitali esterni, che produce dolore e bruciore all’ingresso della vagina e che si manifesta anche al di fuori del rapporto sessuale.